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Espresso casalingo

Di Elena Dallorso

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9 ottobre 2009

Questione di gusto. E di status. Dopo i vini, le grappe, il cioccolato, è arrivata l'ora del caffè. I nuovi edonisti sono poeti della tazzina, scambisti di cialde, degustatori di espressi aromatici. È la nuova way of life: un misto di lussi minimi e piccoli piaceri, da assaporare in privato, ma condividendoli con una cerchia di amici esperti. Il "carotazzina" ha le sue responsabilità, ovvio: se crisi e aumento dei prezzi delle materie prime obbligano a qualche rinuncia, uno stile di vita più attento alla qualità comincia a dare i suoi frutti. L'espresso si fa, uguale uguale a quello del bar, nella propria cucina, riscoprendo il piacere di rituali e profumi, all'insegna della slow life. Domestici, sì, ma anche esclusivi. La tecnologia viene in aiuto: con una macchina espresso si ha la sensazione di essere al bar, ma ci si può andare in pigiama, ottenendo lo stesso gustoalla mia maniera

Ecco spiegato l'aumento delle vendite di questi piccoli elettrodomestici che stanno vivendo un momento di grande popolarità, perché permettono a chiunque di avere a domicilio la tazzina perfetta. E non solo. Si parlava di rituali. Chi diventa un fan delle cialde e dei bussolotti, ama anche sperimentare gusti nuovi, ascoltare il parere di altri membri della sua community «Al mondo si bevono 8.000 tazzine di Nespresso al minuto», dichiara Richard Girardot, Ad di Nespresso, marchio leader delle macchine casalinghe che si è conquistato un'altissima percentuale di pubblico femminile con le campagne pubblicitarie affidate a George Clooney.

Intanto, come ha rilevato il Financial Times, la vendita di cialde aumenta del 30 per cento ogni anno e nel 2008 l'acquisto di macchine espresso in Gran Bretagna è duplicato rispetto al passato. La tendenza riguarda tutta l'Europa, nazioni espressofile comprese, come Italia (con 5,8 chili all'anno a testa), Francia e Spagna. Il Financial Times ne attribuisce la colpa o il merito alla catena Starbucks, che dal 1944, con le sue 55mila combinazioni a base di caffè (costo medio 4,95 euro a tazza, praticamente come una colazione qui da noi), ha abituato i clienti al tocco customizzato. Cosa che, qui da noi, è diventata la chiave del successo di Nespresso: in ogni città si aprono punti vendita chic dove i membri del club Nespresso si sentono accuditi e ben consigliati nell'acquisto di capsule e macchine.

Anche un produttore purista come Illy (che nel 1935 inventò Illetta, la prima macchina espresso domestica e che ha chiuso il bilancio dello scorso anno con 280 milioni di euro di fatturato, più 3,6 per cento rispetto all'anno precedente), si è adeguato e ha lanciato sul mercato Francis Francis, a dosatura automatica. Un gioiello di tecnica per garantire agli amanti della miscela forte di Arabica risultati identici a quelli del bar: rubinetteria in bronzo praticamente indistruttibile, caldaie in ottone per garantire la stabilità termica e la curva di temperatura ideale. Quanto alla miscela, ce n'è solo una, con i nove migliori caffè del mondo. La perfezione, dalle parti di Trieste, corrisponde a una crema densa color nocciola con striature marrone scuro.

Sommelier del chicco
Se non bastasse, Illy ha aperto anche un'Università del caffè, che impartisce corsi di cultura e pratica del caffè (a ruota anche l'Accademia del caffè Mauro e l'espresso Academy di Firenze; diverse le miscele, simile la formula didattica): si impara a comprarlo, a conservarlo, a farlo e a degustarlo. «Ci sono venuti in mente pensando al successo dei corsi di enologia. Chiunque ormai è in grado di esprimere un parere bevendo un bicchiere. Nessuno, parlando di caffè, andava oltre "è buono, è bruciato" - dice Diego Allaix, project manager dell'Università - eppure il caffè ha molti più elementi aromatici del vino». Risultato? Workshop nella sede di Trieste o in giro per l'Italia, oltre 3.000 iscritti lo scorso anno e un nuovo piccolo esercito di intenditori entusiasti, con quell'esibizionismo da sommelier che diventa argomento di conversazione. Già, perché il caffè, da scusa per fare una pausa e quattro chiacchiere, è il tema della chiacchiera. «Fino a vent'anni fa, se avevi un ospite, chiedevi: ti va un caffè? Ora, minimo, dici: che caffè vuoi? E chi ti risponde è in grado di elencare almeno quattro differenti miscele. La gente ama emulare i baristi e riprodurne l'esperienza a casa», spiega Brema Drohan, managing director di Nespresso Uk.

Oggi non c'è che l'imbarazzo della scelta. Il piacere non si limita al gusto, è a tutto tondo, investe anche il look. C'è chi preferisce la macchina high tech, tutta acciaio (nell'acquisto, informatevi se anche le serpentine interne sono di metallo o di plastica: il prezzo, a parità di watt di potenza, cambia notevolmente), chi investe uno stipendio per una vintage in rame come le edonistiche Pavoni a leva o i modelli alternativi del leader del mercato Gaggia, come Gilda e Achille. Sotto con la tazzina, allora.

9 ottobre 2009
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